Le rape di bossico
LE RAPE DI BOSSICO
Bossico è sempre stato famoso per due specialità: le rape e le patate; ma sono soprattutto le rape a aver dato gran fama al nostro paese, tanto da coniare ai bossichesi il soprannome “i raèi de Bösech”.
Lo scrittore Giovanni Maironi da Ponte nel 1819, nel suo famoso Dizionario Odeporico (libro storico – politico – naturale della Provincia bergamasca), nel Volume I a pag. 186 scrive: “BOSSICO villaggio una volta di valle Seriana superiore, ora aggregato alla valle Cavallina sotto la pretura, e nel distretto di Lovere. Sono di una squisitezza singolare le rape, che si hanno in questo paese. Ed i suoi seicento abitanti sono presso che tutti agricoltori, e addetti alla custodia delle mandrie e del gregge.”
Nell’Enciclopedia dei Comuni d’Italia, edita da Bonechi, nel primo volume della “Lombardia paese per paese” alla voce Bossico c’è scritto tra l’altro: “Quanto all’economia di questo territorio, le sue risorse furono in passato una certa agricoltura (sue specialità le rape e le patate) e soprattutto la pastorizia…”. Più avanti vi è un corsivo dal titolo “Tutte le glorie di Bossico”. La prima parte è dedicata alle rape: “Gran fama ha derivato Bossico dalle sue… rape: rape, intendiamoci, di bontà eccezionale, che si mangiavano sia crude che lesse e che partecipavano pure ad una ghiotta specialità del luogo: il risotto con le rape, appunto. E proprio dalle rape doveva essere propiziato il soprannome col quale i bossichesi sono ancora oggi universalmente noti: ‘i raèi de Bösech’, ossia ‘i coltivatori, o mangiatori, di rape di Bossico’. Per non dire che queste rape, ricchezza e …sanità del luogo, dovevano finire in proverbio. Ancor oggi, infatti, capita di sentir dire dai vecchi del luogo: ‘ön an con tante rae, l’è ön an con poche magagne’ (‘un anno con molte rape è un anno con pochi guai’). Ma valga il vero: ai giorni nostri (così poco propizi, qui come dovunque, per l’agricoltura), di rape a Bossico se ne coltivano proprio poche: appena tanto per combinare, nei gironi di festa, un risottino (con le rape) come nella migliore tradizione gastronomica del paese”. Si parla poi dell’altra gloria di Bossico: le patate.
Prima del 1940 le pareti della Chiesa erano infiorate di nature morte: rape anzitutto. Ecco cosa scrive in proposito il prof. Severino Bellotti nel bollettino parrocchiale del 15 dicembre 1940 stampato in occasione dei restauri della Chiesa parrocchiale: “Sono scomparse sotto il pennello di nuovi pittori le tempere rozze ed inabili che 50 anni fa un certo pittore Mazzoleni garibaldino aveva dipinto nella volta e nelle pareti della Chiesa parrocchiale di Bossico. Questo modesto ed obliato pittore descritto da qualche vecchio del luogo per un aitante e originale figura dalla lunga barba bianca e la zazzera di prammatica ai pittori del tempo, aveva ricevuto per tutta la decorazione della Chiesa £. 600, più due litri di latte al giorno che beveva in barba alla regola comune ai pittori della sua generazione che erano gran bevitori di vino. Con colori di poco prezzo disciolti nell’acqua aveva infiorato le pareti della Chiesa di nature morte: rape innanzitutto, cipolle, carciofi e cavolfiori suscitando la benevola e scherzosa protesta di alcuni parrocchiani che vedevano in ciò una evidente allusione alla loro abbondante produzione di rape, allora maggior raccolto del paese. Quelle povere e modeste pitture non potevano durare anche per l’insufficiente tecnica della pittura ad acqua.”
Don Martino Campagnoni nel suo libro “Toponomastica orobica: paesi e contrade e soprannomi delle loro genti” edito da Presservice 80, parlando di Bossico scrive tra l’altro: “…Sono di una squisitezza singolare le rape, che si hanno in questo paese. Tant’è che il soprannome dato agli abitanti di Bossico è “I raèi de Bösech” poiché raèi viene da raa= rapa e sta ad indicare i coltivatori o mangiatori di rape. E le rape si mangiano crude e lesse (un piatto: riso con le rape). Si diceva: ‘Őn an con tante rae, l’è ön an con poche magagne’ (un anno con molte rape è un anno con pochi malanni)”.
Come per il gusto ci si divide in chi ama le rape e in chi non riesce a mangiarle perché amarevoli, così c’è la divisione tra chi non tollera il soprannome dato ai bossichesi e chi invece ne fa un vanto perché mette in rilievo una specialità genuina del nostro paese. Si sa che il soprannome tende a cogliere una inconfondibile caratteristica. Perché allora rinnegare la nostra caratteristica, riconosciuta, come sopra dimostrato, già nella lontana storia letteraria?
E se qualcuno vuole seminare le rape e desidera che crescano abbondanti e gustose, si ricordi di farlo prima del 9 agosto, giorno di S. Fermo.
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